Atha yoganusâsanam
Ora dunque (seguono) complete istruzioni riguardanti lo yoga.
E' consuetudine iniziare un trattato sanscrito di questo tipo con un sutra che ne indichi brevemente l'argomento. Notiamo innanzitutto come l'autore utilizzi la parola atha che significa «ora dunque», per sottolineare che le istruzioni che seguiranno sono connesse con un qualche insegnamento precedente: solo chi ha la mente pura, infatti, potrà trarne beneficio e sperimentare le pratiche elencate. Shâsanam (anu è un prefisso per enfatizzare) indica un ordine, un comando o un'istruzione: Patanjali ci sta dicendo che questo è il modo di praticare yoga, queste sono le condizioni della mente, questo è il modo in cui l'uomo sente e agisce.
Perché scrivere un trattato in questa forma? In primo luogo perché all'epoca della stesura ogni insegnamento era trasmesso per via orale e mandato a memoria da maestri e discepoli; inoltre ogni sutra racchiude significati profondi e nascosti che costringono l'adepto ad una attenta meditazione, e cercare di cogliere il filo conduttore, la continuità sotterranea di un'idea comune a tutti i sutra, spesso può mostrare la chiave di interpretazione cercata.
Tutto l'essenziale è naturalmente presente, ma ogni argomento che si supponeva fosse familiare al discepolo, ogni spiegazione superflua, è stata eliminato: l'autore di questo testo è una mente suprema, capace di utilizzare il linguaggio in modo magistrale. di redazione yoga.it
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