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Il silenzio

Essere in silenzio significa creare spazio all'esistenza e alla pace

Il silenzio
11 ottobre 2007

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Glossario sanscrito

Un uomo, che molto aveva vagato per il mondo, al termine dei suoi viaggi affermava di essere riuscito a trovare il silenzio solo dentro di sé. Se però non ci si è mai fermati a ricercare, quando si prova a raggiungere il cuore del proprio essere, rapidamente ci si allontana, spaventati dal vuoto, dal buio, dall'inquietudine che questo tentativo può procurare.

Eppure l'esperienza di guardare dentro sé stessi è la più vera e importante che un individuo possa provare.

Le dimensioni profonde sono normalmente inaccessibili all'essere umano, perché questi di solito si immedesima nel proprio corpo e conosce solo lo stato pesante della sua corporeità, rimanendo in tal modo legato alla vita, incatenato al contingente.

Per spiegarne la ragione in India si narra di Varuna, il dio legatore, la cui arma è Mâyâ, l'illusione creatrice di forme e vane speranze - che si precisano in forma di vincoli, come malattie, sofferenze, senso di impotenza - che avvolge gli esseri nell'oscurità della non manifestazione.

L'uomo è costituito tanto di spirito quanto di materia: il principio spirituale non si modifica manifestandosi nel mondo e benché l'energia spirituale e la sua potenza siano la stessa cosa, grazie al velo di Mâyâ si esprimono tramite una dualità, che è possibile ritrovare anche nel mito dei Titani.

Essi uccisero Dionisio, figlio di Giove, e si cibarono in seguito delle sue spoglie; il padre degli dei, adirato, li distrusse con il suo fuoco e dalle ceneri dei loro corpi nacque l'uomo, costituito di divinità e materia.

Il silenzio non equivale all'assenza di parola ma è espressione di un modo di essere in cui la pace esteriore diventa la proiezione di un profondo e fecondo atteggiamento interiore, raggiunto grazie all'inversione dell'attenzione (illustrata da Patanjali nel sûtra I.29 - pratyak cetanâ ovvero coscienza rivolta verso l'interno).

Essere in silenzio significa creare spazio all'esistenza e alla pace.

Il silenzio si raggiunge poco alla volta, tramite il controllo della parola, evitando dispersioni di energie, creando momenti di solitudine e di riflessione affinché anche la mente si acquieti; si cerca il silenzio per trovare il nostro essere profondo, perché ne affiori la voce e possa esprimersi e affermarsi come verità ed esigenza di coscienza.

Nel sûtra I.12 Patanjali spiega come ottenere il silenzio mentale: occorrono esercizio costante, non attaccamento, impegno e volontà per garantire la continuità della ricerca; a queste vanno unite anche la devozione e la reverenza altrimenti si corre il rischio di rimanere bloccati nelle trappole dell'ambizione e dell'orgoglio.

In questi tempi sono poche le persone disposte a sottoporsi ad una seria disciplina; si cerca infatti di evitare qualsiasi impegno, anche se si è poi pronti a lamentarsi del mondo in cui si vive, in cui sembra rivestire un ruolo di primo piano la dea Nirriti, simbolo del decadimento morale, della miseria, della corruzione, figlia della violenza e moglie di Adharma, che rappresenta il disordine e l'ingiustizia. Forse sarebbe bene prendersi per mano e portare avanti la propria ricerca nonostante quello che all'inizio viene vissuto come sforzo ma che gradulamente si tramuterà in serenità e saggezza.

Lo sforzo e la disciplina ad un certo punto del percorso di crescita sono infatti indispensabili per scuotere l'anima dal suo torpore e dalla sua ignoranza, permettendo così all'uomo di vivere quel silenzio che è in realtà conquista d'amore.

di MP

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